Quest’ultimo è stato un anno abbastanza difficile sotto molti aspetti e, onestamente, non so come sia riuscita ad arrivare a questo punto mantenendo una sorta di equilibrio (che però non so fino a quanto reggerà). Quelli più saggi dicono sempre che nei momenti brutti – anche se non specificano mai quanto siano lunghi questi momenti brutti – si debba sempre cercare un lato positivo o almeno qualcosa da imparare, una lezione che ci renda più forti per affrontare il futuro. Io non so se ho imparato qualcosa, però di certo so che sono cambiata. Rimane da capire se questo cambiamento sia stato (e sia, perché non è mica finita qui) in meglio o in peggio.
Anche prima non ero una persona molto calorosa, una da abbracci e baci, quindi in questo senso non ho avuto grosse difficoltà, anche se confesso che mi è mancata una semplice pacca sulla spalla, o un saluto a un’amica. Mi è mancato ballare, cosa che si fa a contatto con un’altra persona. Mi è mancato uscire la sera, ma non perché fossi particolarmente mondana e festaiola, bensì perché magari quando hai una brutta giornata vuoi mettere in pausa il cervello, stare con gli amici, prendere un semplice aperitivo per liberarti della pesantezza. E invece non puoi, i tuoi malumori, le frustrazioni, le paure, i turbamenti te li devi tenere tutti addosso gironzolando per le stanze di casa tua, imbattendoti continuamente in te stesso, indipendentemente dalla camera in cui ti trovi.
Per distrarsi ci buttiamo nelle cose che amiamo e poi, dopo un po’, a forza di farle, ci vengono a noia pure quelle, non ci appagano più, e allora dobbiamo cercarne di nuove. Non hai la serenità e la concentrazione per leggere un libro; non puoi stare tre ore a guardare le foglie delle piante perché ok curarle, ma non le devi stressare; magari non hai la pazienza necessaria per imparare l’uncinetto o un lavoro manuale e creativo; i film e le serie dopo un po’ ti stancano; non puoi cucinare il mondo perché poi te lo devi mangiare e viaggi felice verso un aumento di peso di cui poi ti pentirai amaramente; allora cerchi di scoprire nuove passioni, nuovi passatempi. Ma sono tutte cose che devi importi di fare, perché se non le fai, se non reagisci, finisce che ti abbatti, cedi e crolli. Ché finché non sei ancora caduto, raddrizzarti è più facile. Pensa a com’è quando sei stramazzato al suolo, sei pieno di lividi e rialzarti fa più male che rimanere sdraiato per terra.
Non sono ancora caduta per terra, non so se e quanto succederà, ma devo evitarlo in tutti i modi. Ho sempre amato stare a casa e infatti il problema non è quello. Il problema è che rimanerci non è una mia scelta, e soprattutto che non posso scappare da questa cosa. Credo che a seconda della nostra sensibilità e, ancor di più, della nostra età, stiamo vivendo tutti questa situazione in modo diverso. Dal mio punto di vista, quello di una giovane donna di quasi 32 anni, sento che sto perdendo anni preziosi della mia vita, quelli in cui in teoria crei qualcosa, un legame importante, una famiglia, una vita, un qualcosa per cui prima era troppo presto e poi sarà troppo tardi. E va bene che non ci sono traguardi nella vita, che ognuno ha i suoi tempi e segue un suo percorso, ma questa, almeno per noi donne, credo, è un’età cruciale, quella in cui di solito si pensa a tutto questo. O almeno io ci sto pensando.
Dobbiamo avere pazienza. La vita è tutta un continuo avere pazienza. Ma questa pazienza è illimitata? O ne abbiamo un tot che poi si esaurisce? Chissà.